2021



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Le fotografie

– L'Addolorata di Francesco Curradi (1640), SS. Annunziata di Firenze.

– Zaccaria da Volterra, Sedes Sapientiae, Chiesa dei Servi di Maria, Bologna.

– Ambrogio Bergonone, Madonna con Bambino, quattro angeli e l'Onnipotente, 1490 circa, Pinacoteca di Brera di Milano, già in Santa Maria dei Servi.

– Francesco Mazzola detto il Parmiglianino, Immacolata o Madonna dal collo lungo (1535), Galleria degli Uffizi di Firenze, già della chiesa dei Servi di Parma.


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LA "DOMINA NOSTRA" tra Quattro e Seicento di p. Eugenio M. Casalini


«Giunti al sec. XVII, nell’iconografia mariana del nostro Ordine, si afferma e definisce sempre meglio il tema della “Addolorata”.
Non sempre gli storici si sono trovati concordi nello stabilire il periodo d’inizio e nell’accettare la documentazione riguardanti il culto “particolare” dei Servi di Maria per l’Addolorata.
A noi interessa precisare che, in sede d’iconografia, per Addolorata s’intende la rappresentazione della Vergine sola, senza il Cristo, con il volto segnato dall’età e dal dolore (come spesso vediamo nella scuola veneziana fin dal sec. XVI). In seguito avremo anche la Vergine ai piedi della Croce, circondata dai simboli della Passione, e infine la Madonna con le sette spade infisse nel seno. Anzi, sarà proprio la “moda” delle sette spade che, specialmente nel sec. XVIII, farà diventare le nostre Madonne del sec. XIII e XIV altrettante Addolorate: pensiamo alla Vergine di Coppo di Marcovaldo della chiesa di Orvieto e a quella di Barnaba da Modena della nostra chiesa di Genova, ora restaurate.
Il gusto delle sette spade è certamente poco italiano e molto probabilmente è importato dalla Spagna. Ma dobbiamo anche precisare che non c’e da far confusione tra Addolorata e Pietà, sia che quest’ultimo tema venga raffigurato ispirandosi alla visione della messa di S. Gregorio Magno, in cui il Cristo è sorretto sul sarcofago dalla Madre e da S. Giovanni (es. quella di Giovanni Bellini, a Brera), sia al tipo, di origine nordica, in cui la Vergine regge in grembo il cadavere del Figlio (es. la Pietà di Michelangelo in S. Pietro).

Oltre all’Addolorata, nel sec. XV II, e fino a noi, svariati sono i temi iconografici mariani che troviamo nelle nostre chiese. Per questo motivo cesseremo, nella nostra rivista [L’Addolorata 1962], di seguire fin da questo numero un criterio cronologico nel pubblicare le riproduzioni della Vergine.

Francesco Curradi (1570-1661) – Addolorata, Convento della SS. Annunziata, Firenze.

Per quanto ci è dato sapere, questa tela rappresenta la prima “Addolorata” che fu messa nella nostra chiesa di Firenze. I libri di “Ricordanze”(A.S.F.) ci dicono che il 5 marzo 1639, il P. Antonio Capocci, con i denari raccolti da devote persone, fece dipingere dal cav. Curradi una Madonna dei sette dolori che fu posta poi nella cappella della Concezione (ora del Sacramento), “a vista di tutti” (non sull’altare, però), “acciò le persone si muovino a maggiormente contemplare i dolori della gran Madre di Dio, nostra avvocata e padrona ”. Le spade furono aggiunte nel sec. XVIII. La Vergine è seduta ai piedi della Croce e sei angeli Le presentano gli strumenti della Passione del Figlio.

Zaccaria da Volterra (1473-1544) – Sedes Sapientiae, chiesa dei Servi, Bologna.

Questo artista (pittore, scultore, architetto), fu probabilmente discepolo di Baccio da Montelupo. La “Sedes Sapientiae ”, in terracotta, eseguita per lo Studio Generale dei Servi di Maria in Bologna, deve essere stata commissionata tra il 1516 e il 1534, periodo in cui Zaccaria operava in Bologna, prima di passare a Trento e a Roma dove morì.

Bergognone (Ambrogio da Fossano, 1450-60 dopo il 1522) – L’Incoronata, Brera, Milano.

Questo affresco non è che la parte centrale di una più vasta composizione che il Bergognone aveva dipinta nella nostra chiesa di Santa Maria dei Servi in Milano. L’artista, seguace e forse scolaro del Foppa e nel suo ultimo periodo influenzato da Leonardo da Vinci, non è soltanto “il più rimarchevole pittore milanese” ma anche il più devoto. Egli seppe, come dimostra la nostra Madonna, raggiungere nelle sue opere religiose “una delle più severe, profonde, raffinate espressioni di genuina devozione. Se le persone devote – così il Berenson – veramente cercassero in pittura il sentimento cristiano, di gran lunga preferirebbero Bergognone ai diletti Fra Angelico, Francia e Perugino”.

Parmigianino (Francesco Maria Mazzola, Parma 1503-1540) – La Madonna “dal collo lungo”, Pitti, Firenze.

Il quadro fu commissionato da Elena Baiardo, moglie di Francesco Tagliaferri (e pagato il 23 dicembre 1534) per la nostra chiesa di Parma. L’opera non è ultimata, come appunto si legge nella scritta ai piedi della colonna: “Fato preventus F. Mazzoli Parmensis absolvere nequivit”. L’artista, formatosi sul Correggio, raggiunge in questa sua Madonna, le vette più alte dell’eleganza attraverso l’accurata esecuzione dei particolari, l’indovinata composizione, la studiata ricerca d’una simbolica bellezza femminile alla quale richiamano la colonna del fondo e l’anfora in primo piano.
È evidente che il tema sacro è un semplice pretesto e non è tanto semplice poter pensare alla MADONNA davanti a questo capolavoro del manierismo.
Nel 1698, il card. Leopoldo dei Medici si fece vendere dai nostri religiosi di Parma il quadro che trasferì ai Pitti, dove ancor oggi si trova». [E.C., foto inserite da P.I.M.].

Eugenio M. Casalini, foto inserite da P.I.M.,
30 ottobre 2021.